Ep. 214 - Papale papale -"Arte"
Paolo VI, Messa degli artisti 7 maggio 1964
Noi abbiamo bisogno di voi. Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione. Perché, come sapete, il Nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio. E in questa operazione, che travasa il mondo invisibile in formule accessibili, intelligibili, voi siete maestri. È il vostro mestiere, la vostra missione; e la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità. E non solo una accessibilità quale può essere quella del maestro di logica, o di matematica, che rende, sì, comprensibili i tesori del mondo inaccessibile alle facoltà conoscitive dei sensi e alla nostra immediata percezione delle cose.
Benedetto XVI, incontro con gli artisti 21 novembre 2009
Il mio pensiero va, poi, al 7 maggio 1964 ... quando, in questo stesso luogo, si realizzava uno storico evento, fortemente voluto dal Papa Paolo VI per riaffermare l’amicizia tra la Chiesa e le arti. Le parole che ebbe a pronunciare in quella circostanza risuonano ancor oggi sotto la volta di questa Cappella Sistina, toccando il cuore e l’intelletto. “Noi abbiamo bisogno di voi - egli disse -. Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione.
(...) Tanta era la stima di Paolo VI per gli artisti, da spingerlo a formulare espressioni davvero ardite: “E se Noi mancassimo del vostro ausilio – proseguiva –, il ministero diventerebbe balbettante ed incerto e avrebbe bisogno di fare uno sforzo, diremmo, di diventare esso stesso artistico, anzi di diventare profetico. Per assurgere alla forza di espressione lirica della bellezza intuitiva, avrebbe bisogno di far coincidere il sacerdozio con l’arte”.
Giovanni XXIII, radiomessaggio natalizio 22 dicembre 1960
A tutti i Nostri figli, e specialmente a quelli chiamati da una particolare missione a rendere testimonianza alla verità, come a quanti intendono vivere nella santa luce dell'insegnamento cristiano la loro vita individuale e familiare, sono rivolti questi Nostri pensieri, che Ci nascono spontanei nel cuore, e, ne siamo certi, saranno accolti con riflessione dalle anime più diritte e sincere.
Diletti figli, no, non prestatevi mai alla contraffazione della verità: abbiatene orrore.
Non servitevi di questi meravigliosi doni di Dio, che sono la luce, i suoni, i colori e le loro applicazioni tecniche e artistiche — tipografiche, giornalistiche, audiovisive — per travolgere la naturale inclinazione dell'uomo alla verità, da cui si innalza l'edificio della sua nobiltà e grandezza; non servitevene per sospingere a rovina le coscienze non ancora formate o vacillanti.
Abbiate il sacro terrore di diffondere quei germi, che dissacrano l'amore, dissolvono la famiglia, deridono la religione, scuotono le fondamenta dell'ordinamento sociale, che si regge sulla disciplina degli impulsi egoistici, e sulla fraternità concorde e rispettosa del diritto di ciascuno.
Francesco, discorso agli animatori dell’Associazione Diaconia della bellezza 17 febbraio 2022
Come diceva San Giovanni Paolo II, nella sua Lettera agli artisti che vi invito a rileggere con attenzione, «per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte. Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio. Deve dunque trasferire in formule significative ciò che è in se stesso ineffabile. Ora, l’arte ha una capacità tutta sua di cogliere l’uno o l’altro aspetto del messaggio traducendolo in colori, forme, suoni che assecondano l’intuizione di chi guarda o ascolta».
Vi esorto, dunque, nel coltivare la vostra arte, a parlare agli uomini e alle donne del nostro tempo, preoccupandovi sempre che vi sia una certa comprensione da parte loro, perché un’arte incomprensibile e ermetica fallisce il suo scopo. Cercate di toccare ciò che in essi c’è di migliore. La Chiesa conta su di voi oggi per aiutare i fratelli e le sorelle ad avere un cuore sensibile e compassionevole, uno sguardo d’amore rinnovato sul mondo e sugli altri.