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2020.06.17 Copertina podcast Pio XII

Ep. 2 – “Solo per ragione di nazionalità o di stirpe, destinate alla morte"

“Vogliono forse i popoli assistere inerti a così disastroso progresso? O non debbono piuttosto sulle rovine di un ordinamento sociale che ha dato prova così tragica della sua inettitudine al bene del popolo, riunirsi i cuori di tutti i magnanimi e gli onesti nel voto solenne di non darsi riposo finché in tutti i popoli e le nazioni della terra divenga legione la schiera di coloro che anelano al servizio della persona e della sua comunanza nobilitata in Dio?” Così Pio XII nel famoso radiomessaggio per il Natale 1942 nel quale - più avanti - parla di persone "destinate alla morte", “solo per ragione di nazionalità o di stirpe”.

Matteo Luigi Napolitano, storico e docente all'Università degli Studi del Molise, autore del volume “Il secolo di Pio XII. Momenti di storia diplomatica del Novecento” (Luni editrice), afferma che il vocabolo “stirpe” è un chiaro riferimento agli ebrei. D'altronde, il significato delle parole di Papa Pacelli è confermato - spiega lo storico -  da un messaggio di auguri al Papa del ministro britannico in Vaticano Osborne che, riferendosi al radiomessaggio, sottolinea come alcuni suoi passaggi “chiaramente si applicavano alla persecuzione degli ebrei”.

Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani, autore di diversi volumi dedicati a Pio XII, ricorda una nota dell'Osservatore Romano, risalente all’ottobre del 1943, scritta – afferma – direttamente dal Papa dopo la razzia del ghetto di Roma. Era in sostanza un’indicazione precisa per aiutare chi era nel bisogno senza distinzione “né di nazionalità, né di religione, né di stirpe”. “E’ un avallo a tutti coloro che, facendo anche carte false nel vero senso della parola - biglietti falsi, falsi certificati di battesimo - hanno salvato vite umane”.

“La Chiesa non teme la luce della verità né per il passato, né per il presente, né per il futuro. Quando le circostanze dei tempi o le passioni umane permetteranno o richiederanno la pubblicazione di documenti non ancora resi di pubblica ragione, concernenti la costante azione pacificatrice della Santa Sede, apparirà in luce, più che meridiana, la falsità e la stoltezza di tali accuse”.

È la domenica di Pentecoste, 13 giugno 1943, nel cortile del Belvedere in Vaticano, il Papa riceve una rappresentanza di lavoratori e difende la Chiesa da quella che chiama "una mostruosa calunnia" ovvero che il Papa volesse la guerra. Dopo tre mesi ci sarà l’occupazione di Roma e il rastrellamento del ghetto. In seguito a quanto accaduto, il Segretario di Stato di PIo XII, cardinale Maglione, convoca subito l'ambasciatore del Reich in Vaticano, Weizsäcker.

Per Matteo Luigi Napolitano è un’udienza drammatica nella quale Maglione parla del dolore del Papa di fronte a questa situazione e ipotizza una protesta se la razzia non cesserà. Von Weizsäcker è in difficoltà: vuole presentare le relazioni vaticano-tedesche sotto la luce migliore e capisce che la sua missione potrebbe fallire. Il diplomatico - spiega Napolitano - non sa se assecondare il Vaticano e quindi cercare di porre fine alla razzia o cedere a ciò che Berlino ha ordinato di fare. Chiede però il silenzio su questo incontro. “Gli storici che hanno lavorato sugli archivi tedeschi non hanno infatti trovato traccia di una possibile protesta vaticana. Anzi, von Weizsäcker disse che la Santa Sede non avrebbe protestato, non si sarebbe lasciata condurre in complicazioni con la Germania. E questo ingannò gli storici. "Quelli relativi a questa udienza sono i documenti più falsificati della storia", scrisse padre Graham sulla Civiltà Cattolica all'epoca”.

Andrea Tornielli sottolinea che “Hitler non si sarebbe in questo caso sicuramente fermato se non per ragioni strategico militari”. Ma sono diversi i tentativi che Pio XII mette in atto per fermare il rastrellamento dell'ottobre '43: l’incontro di Maglione con von Weizsäcker; il tentativo riuscito di arrivare al generale Rainer Stahel che era il comandante delle truppe tedesche a Roma. Quest'ultimo convince Himmler e Hitler che bisognava fermare  la razzia degli ebrei a Roma. "Gli dice: io non posso impiegare truppe per andare a cacciare gli ebrei quando ho gli americani che stanno arrivando. E di fronte a questa considerazione che non è assolutamente umanitaria ma è puramente strategico militare, l'operazione si blocca. Certo, finiscono nel lager e muoiono tantissimi ebrei romani, è stata una tragedia immane, ma poteva essere, peggiore.”.

C’è poi il tema dell’accoglienza degli ebrei, che a Roma, sottolinea Napolitano, erano quasi 10.000 al 10 ottobre 1943. Di questi, quando cominciano le persecuzioni, 4.700 sono ospitati nei conventi. Si tratta di dati degli archivi dello Yad Vashem che contraddicono la narrativa di un Vaticano indifferente alle persecuzioni antiebraiche. Per Tornielli “pensare che nella Chiesa dell'epoca - che era una Chiesa comunque molto piramidale - nella diocesi del Papa, nei conventi della diocesi del Papa, si ospitassero migliaia di ebrei, perseguitati, partigiani, all'insaputa del Papa, è una cosa inconcepibile dal punto di vista storico”.

Sono citati in questo episodio:

Pio XII

Radiomessaggio alla vigilia del Santo Natale, 24 dicembre 1942

Discorso ad una imponente rappresentanza dei lavoratori d'Italia, 13 giugno 1943

Con la collaborazione dell'Archivio Editoriale Multimediale - Radio Vaticana

27 giugno 2024